SINTOMI E CURA

La dipendenza da gioco d’azzardo (“gambling”) si colloca nel Manuale dei Disturbi Mentali (DSM-5) nell’area delle dipendenze patologiche. E’ caratterizzato dall’incapacità di resistere alla tentazione “persistente, ricorrente e maladattiva” di giocare somme di denaro elevate.

Le conseguenze più dirette si rilevano nel deteriorarsi delle attività personali, familiari e lavorative.

E’ possibile che il soggetto che soffre di dipendenza da gioco metta a repentaglio anche una relazione affettiva significativa, il lavoro o delle opportunità scolastiche solo per perseguire nel gioco d’azzardo.

COS’È IL DISTURBO DA GIOCO D’AZZARDO

Il disturbo da gioco d’azzardo (gambling) è un comportamento problematico, persistente o ricorrente legato al gioco d’azzardo. Si presenta per un periodo di 12 mesi e comporta disagio e compromissione clinicamente significativi (DSM-5, 2013).

Esso include lo scommettere su determinati giochi (es. carte, attività sportive, lotterie, slot machine).

La dipendenza da gioco si distingue dal gioco ludico per la modalità maladattiva, ricorrente e persistente. Questa esercita un’influenza negativa sui domini personali, professionali, familiari e sociali e spesso è accompagnata da perdite finanziarie e problemi legali.

SINTOMI DIPENDENZA DA GIOCO D’AZZARDO

Il disturbo da gioco d’azzardo (o dipendenza da gioco) presenta molte similitudini con il disturbo da uso di sostanze. Tra le quali: dipendenza dalla gratificazione, comportamento edonico (ricerca del piacere), impulsività nel prendere decisioni/sottovalutazione delle conseguenze, perdita di controllo, craving (bisogno irrefrenabile di ricercare il gioco), ricerca del rischio e tolleranza e astinenza.

Il DSM-5 (2013) identifica i seguenti sintomi (almeno 4 sono necessari per la diagnosi):

  • Bisogno di una quantità crescente di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata (tolleranza)
  • Irrequietezza o irritazione a seguito di tentativi di riduzione o interruzione gioco (astinenza)
  • Ripetuti tentativi infruttuosi per controllare, ridurre o smettere il gioco
  • Preoccupazione per il gioco (pensieri persistenti sul gioco)
  • Spesso il gioco è preceduto da emozioni negative, ansia e depressione
  • Dopo la perdita il soggetto è spinto a ritentare
  • Mente per nascondere l’entità del coinvolgimento con il gioco
  • Mette a repentaglio o perde una relazione significativa
  • Conta sugli altri per procurarsi il denaro

DIPENDENZA DA GIOCO E DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO

Come per la Tricotillomania, anche la dipendenza da gioco d’azzardo può essere considerata una variante del Disturbo Ossessivo-Compulsivo sulla base della natura compulsiva dell’azione associata all’incapacità di smettere.

Ciò che differenzia però nettamente il Disturbo Ossessivo-Compulsivo dalle dipendenze comportamentali è che se nel caso del DOC la compulsione ha la funzione di ridurre un’emozione negativa (in genere l’ansia), nella dipendenza da gioco la compulsione produce emozioni positive a cui il soggetto non riesce a rinunciare. Spesso, infatti, continua a giocare nonostante gli ingenti sforzi per controllare, ridurre o interrompere il comportamento.

CARATTERISTICHE DELLE PERSONE DIPENDENTI DAL GIOCO D’AZZARDO

La stragrande maggioranza delle persone dipendenti dal gioco d’azzardo sembra ricercare in tale pratica l’avventura e l’eccitazione che vengono soddisfatte puntando cifre di denaro sempre più elevate.

Nel tentativo di recuperare il denaro puntato e perso, il soggetto sarà costretto in una corsa continua, a giocare cifre sempre più alte, al fine di annullare la perdita o una serie di perdite.

Quando le possibilità di ottenere prestiti si esauriscono il soggetto vittima della dipendenza dal gioco può ricorrere, per ottenere denaro, anche a comportamenti antisociali quali la contraffazione, la frode o il furto.

Molte persone affette da Gioco d’Azzardo Patologico possono essere altamente competitive, energiche, irrequiete e facili ad annoiarsi. Inoltre sembrano essere eccessivamente preoccupate dell’approvazione altrui e sorprendentemente generose.

ESORDIO E DIFFUSIONE DEL DISTURBO

L’esordio della dipendenza da gioco d’azzardo generalmente risale all’adolescenza o alla prima età adulta ma può manifestarsi anche durante la mezza età o in tarda età adulta.

La diffusione della dipendenza da gioco d’azzardo è influenzata dalla disponibilità e dal grado in cui tale pratica è legalizzata, con tassi elevati in entrambi i sessi.

Ultimamente vi è un dilagare di sale gioco e slot machine nei locali pubblici, con un conseguente incremento esponenziale del fenomeno, sia negli adulti che negli adolescenti.

DIPENDENZA DA GIOCO E DISTURBI PSICOLOGICI

Molte persone soffrono anche di altri disturbi, tra cui il più comune è la Depressione, ma anche alcuni disturbi di personalità caratterizzati da impulsività, quali il disturbo borderline e il disturbo narcisistico di personalità.

Gli individui con disturbo da gioco d’azzardo spesso ricorrono al gioco quando si sentono depressi. L’ideazione suicidaria è un aspetto molto frequente nei giocatori patologici e il 17% ha una storia di tentato suicidio.

CURA DEL DISTURBO DA GIOCO D’AZZARDO

La dipendenza da gioco può essere trattata, in particolar modo con percorsi mirati di psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha apportato notevoli contributi alla terapia delle dipendenze.

In particolare si prefigge di favorire l’astinenza aiutando il paziente ad apprendere alcune strategie pratiche di fronteggiamento degli eventi stressanti come alternative al gioco.

Nello specifico consiste nell’analisi funzionale del gioco, nel riconoscimento delle situazioni in cui la persona è maggiormente vulnerabile al gioco, nell’ apprendimento di strategie pratiche per la gestione del craving, nella psico-educazione sulle decisioni “apparentemente irrilevanti” (DAI) connesse al gioco, e nell’attuazione del training per la prevenzione delle ricadute.

TERAPIA FARMACOLOGICA

Alcuni farmaci che agiscono sull’impulsività, come gli SSRI o gli stabilizzanti del tono dell’umore, possono coadiuvare il lavoro dello psicoterapeuta, ma non sostituirsi ad esso.

 

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