COS’È

Quanti episodi della nostra serie TV “del momento” siamo capaci di vedere in una sola volta? Ci è mai capitato di sentirci “in colpa” per il nostro modo di guardare questi programmi? Ci siamo mai accorti che il consumo “binge” di alcuni show cominciava ad avere una ripercussione sulla nostra sfera personale e interpersonale?

Il moltiplicarsi di piattaforme con un’offerta di programmi in streaming (film, show televisivi, serie TV, cartoni…) ha progressivamente modificato il nostro modo di “consumare” tali prodotti: abbiamo la possibilità di accedere a una quantità enorme di programmi con solo un “click”, senza attendere la messa in onda di settimana in settimana e senza l’interruzione della pubblicità (Smith, 2014).

La dicitura “binge” si richiama ai comportamenti di “abbuffata” tipici delle dipendenze patologiche e dei disturbi alimentari, indicando l’assunzione di una grande quantità di “sostanza” (l’oggetto specifico della dipendenza) in un breve lasso temporale, con il possibile insorgere di sintomatologia depressiva (senso di colpa, ansia, tristezza, inquietudine…) al termine dell’assunzione e con ripercussioni crescenti sul funzionamento personale (vita sociale, benessere psicologico…).

Si definisce binge-watching (ovvero dipendenza da serie TV) l’abitudine per la quale si vede un numero di episodi di uno show televisivo o di una serie TV in rapida successione e in un ristretto lasso temporale. Questa tipologia di visione consentirebbe al video-dipendente una gratificazione immediata.

È stato osservato che il comportamento dipendenza legato ai programmi TV sembra interessare particolarmente le serie televisive, proprio per la loro strutturazione in episodi e stagioni e per le peculiari caratteristiche della loro trama (Devasagayam & College, 2014).

Lesley Lisseth Pena (2015) ha studiato il fenomeno della dipendenza da serie TV tramite una serie d’interviste, mettendo a fuoco l’identikit del “dipendente da serie”: i binge-watchers sperimentano una spinta interna di tipo “compulsivo” nel vedere un episodio dietro l’altro, sentono il craving (intenso desiderio di vedere l’episodio successivo) e dedicano una notevole quantità di tempo alla visione del programma preferito (magari a discapito di altre attività). Questo comportamento si associa, nel corso del tempo, a rimorso, senso di colpa e sintomatologia depressiva.

Ma quali collegamenti esistono tra la dipendenza da serie TV e la salute psicologica?

In un lavoro del 2015, Katherine Wheeler approfondì il fenomeno del binge-watching in un campione di studenti del college, mettendolo in relazione con una serie di variabili come la solitudine, la depressione, l’attaccamento e una serie di fattori interpersonali e personali. La studiosa osservò che le persone con attaccamento ansioso (ad esempio quelle con la costante preoccupazione di essere abbandonate) riportavano frequenze maggiori di dipendenza da serie TV.

Anche coloro che avevano significativi livelli di sintomatologia depressiva tendevano a far registrare frequenze più elevate di episodi di “abbuffata televisiva”. La stessa correlazione non sussisteva se si andava a prendere in considerazione la normale visione dei programmi TV, ovvero “non-binge”.

Il risultato permise alla Wheeler di ipotizzare una specificità della dipendenza da serie TV nel collegamento con le dimensioni psicologiche indagate.

I risultati della letteratura sull’argomento fanno pensare al binge-watching come a un fattore di rischio per l’insorgere di sintomatologia ansioso/depressiva ma anche come un indicatore della sussistenza di questi sintomi.

Molti studi hanno dimostrato che la visione compulsiva di episodi TV può costituirsi come una strategia di regolazione emozionale, bloccando le emozioni negative e configurandosi come una via di fuga dai problemi della vita.

Chi soffre di dipendenza da serie TV può sprofondare in un vero e proprio stato di “trance”. Come nelle dipendenze da sostanze, il fruitore compulsivo di serie può ricercare di produrre nuovamente la sensazione positiva sperimentata durante la visione e può fantasticare durante il giorno sul momento in cui potrà nuovamente dedicarsi al suo programma, cominciando a notare delle ripercussioni sulla propria vita psichica personale e interpersonale nel corso del tempo (Page et al., 1996; Kremar et al., 2010).

 

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